Non è che la cosa sia stata escogitata

Non è che la cosa sia stata escogitata tanto per fare qualcosa di diverso. Io ho sempre pensato – e la scienza pare darmi ragione – che l’uomo e la donna vivano in due mondi completamente diversi; due mondi che, fortunatamente, si incontrano, altrimenti non staremmo neanche qui a chiacchierare, ovviamente. Recenti studi di antropometria – una parola difficilissima –, cioè la misura dell’uomo, hanno dimostrato che le componenti chimiche del cervello dell’uomo sono diverse dalle componenti chimiche del cervello della donna. Addirittura, stessi studi analoghi hanno dimostrato che ad identiche sollecitazioni l’uomo e la donna rispondono in maniera diversa. Addirittura nella scelta dei colori. Ma, indipendentemente dalle motivazioni scientifiche, io – che ho vissuto i miei cinquantadue anni in maniera pienotta – direi che ho constatato sinceramente questa differenza proprio da lì. E per me il mondo della donna è sempre apparso, almeno ai miei occhi, come un po’ il mondo del sacrificio. Il sacrificio, prima di tutto, della maternità. È sicuramente una malattia sconosciuta all’uomo, al maschio; una malattia che dura nella sua fase acuta per nove mesi e poi continua, mi pare d’aver capito, per tutta la vita. Un altro sacrificio, forse il più doloroso di tutti – e si sa che attraverso il dolore si può raggiungere anche la santificazione – è quello della prostituzione. E direi, da un po’ di tempo a questa parte, recentemente, da dieci o quindici anni, le giovani generazioni femminili si stanno dedicando ad un altro sacrificio, che fino a dieci o quindici anni fa sembrava scomparso. È il rispetto del tabù della verginità. Infatti, oggi non si può più dire come si diceva una volta, quella famosa battuta: “Per trovare la vergine bisogna trovare la bambina di quattro anni che corra molto più in fretta di suo fratello”. Oggi non si sente più dire. Oltre che essere un sacrificio per loro, ovviamente, è un sacrificio anche per noi; ma parte in ogni caso da loro.

Non è che la cosa sia stata escogitataLà dove io vedo, appunto, il mondo della donna come il mondo del sacrificio, vedo invece il mondo dell’uomo un po’ come il mondo della prevaricazione, non disgiunta la maggior parte delle volte dall’optional della violenza. Ora, detto questo, non è che io abbia voluto dire che le donne son tutte delle sante – ci mancherebbe altro. Anzi, qualcuna, forse, stufa di fare sacrifici, fa anche qualche grossa cazzata; questo è indubbio. E si possono anche fare delle battute sulle donne. Si può dire, per esempio, che gli scapoli le conoscono molto meglio degli sposati, altrimenti si sarebbero sposati. Ma mi pare che la battuta più… feroce, forse, e anche più acuta, l’abbia fatta proprio una donna nei confronti del genere femminile, ed era un’intellettuale verso la fine del Settecento: una certa Madame de Staël. Quando le hanno chiesto: “Che cosa pensa lei, signora, della sua condizione femminile?”, lei rispose: “Io sono soprattutto molto contenta di non essere un uomo, perché altrimenti mi sarebbe toccato di sposare una donna”. Di peggio si potrebbe dire ovviamente degli uomini, ma di questo ci occuperemo nella seconda parte e forse non sarà neanche il caso di dilungarsi troppo: basterà semplicemente seguire il filo delle canzoni.
Fabrizio De André