Ero davvero poco più di una bambina

Ero davvero poco più di una bambina, senza lavoro e senza una lira, ero andata alla Scalera, dove il Principe stava lavorando. Mi ero introdotta in sala piano piano e uno della produzione, forse commosso dalla mia giovinezza, mi aveva fatto sedere.

Ero davvero poco più di una bambina
Totò, adocchiandomi, aveva chiesto ai suoi: «Chi è quella piccerella?».
Titubante, mi ero avvicinata per presentarmi: «Scicolone Sofia, molto onorata…».
Lui era stato dolce, mi aveva sorriso e mi aveva offerto un po’ del suo tempo prezioso.
«Che ci fa qui una guaglioncella come te? Da dove vieni?» «Sono di Pozzuoli, sono qui per fare il cinema…» «Ah, il cinema» aveva sospirato, dedicandomi una delle sue celebri facce.
Per un istante la sua ironica, irresistibile malinconia fu tutta per me. La bevvi, come un bicchiere d’acqua fresca, e mi sentii più forte. Se Totò mi stava regalando un pizzico della sua attenzione, significava che tutto era possibile. Che tutto il meglio era già qui. Ma il Principe non si era limitato alle parole.
Alla fine, intuendo ciò che avevo tentato di nascondere, mi aveva messo in mano centomila lire. Credo mi avesse letto negli occhi la fame: di cibo, di lavoro, o forse più semplicemente di cinema. Io e mammina ci mangiammo a lungo, come se avessimo vinto al lotto.
Sophia Loren