Avevo dodici anni e vivevo

“Avevo dodici anni e vivevo con mio nonno quando un giorno, tornando da scuola, gettai via un mozzicone di matita. Invece di comprarmene una nuova, il nonno mi esortò a tornare indietro e recuperare quella che avevo buttato. Ero ancora piccolo e l’idea mi sembrò ridicola; obbedii, ma senza capire il perché di quella richiesta. Mi dissi che, quando avesse visto quant’era consumato il mozzicone di matita, persino il nonno avrebbe dovuto ammettere che non era più utilizzabile. Invece no: (…) anche un oggetto piccolo come una matita richiede l’impiego di molte risorse del pianeta, oltre al Avevo dodici anni e vivevotempo e all’impegno investiti nella sua produzione. Perciò gettare via un oggetto ancora utilizzabile è un atto doppiamente violento: contro la natura, perché ne sprechiamo le risorse, e contro l’umanità, perché lo stile di vita dispendioso di alcuni contribuisce a perpetuare la povertà degli altri.
Definì questo genere di comportamenti come violenza passiva. È una violenza così diffusa, mi fece notare, che abbiamo smesso di considerarla tale…”
Il nonno di questo aneddoto era Mohandas Karamchand Gandhi, nato il 2 ottobre 1869.
Si possono raccontare tante storie sulla vita pienissima e intensa di una delle persone più importanti e significative del ventesimo secolo.
Eppure la grandezza di un uomo si vede anche nelle piccole cose. Perché è nelle piccole cose che si può cominciare a sperimentare quel cambiamento individuale così necessario secondo Gandhi per cambiare il mondo:
“Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”.
E si può cominciare anche da una matita consumata!